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Paradossi. Gesù non si circonda di santoni, ma di “prostitute e ladri”

Antonio Spadaro

Sun Jan 15 2023 11:00:00 GMT+0000 (Coordinated Universal Time)

Giovanni sta battezzando a Betania, al di là del Giordano, cioè fuori dalla “terra santa”: la sua attività era quella di precedere il Messia. In questo luogo vede Gesù venire verso di lui. Gli occhi seguono i passi. Si tratta di una traiettoria muta.

Giovanni sta battezzando a Betania, al di là del Giordano, cioè fuori dalla “terra santa”: la sua attività era quella di precedere il Messia. In questo luogo vede Gesù venire verso di lui. Gli occhi seguono i passi. Si tratta di una traiettoria muta. Quel che conta è la chiara percezione di una presenza e di un avvicinamento. Giovanni allora apre la bocca per accompagnare i passi di Gesù e dire alla gente del suo arrivo: “Ecco l’agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo!”, esclama. Vediamo la scena in soggettiva dagli occhi di Giovanni, che ha davanti a sé uomini e donne che sentono il desiderio di essere lavati, purificati, perdonati. Vede l’umanità in stracci fisici e spirituali. E osserva fisso quest’uomo che avanza. E lo indica a tutti come un agnello, l’“agnello di Dio”. Le ipotesi di spiegazione di questa immagine sono innumerevoli e tutte sottolineano le antiche formule dei profeti e dei tempi dell’esodo dalla schiavitù in Egitto. Quell’uomo è carico delle attese di un popolo, di secoli, delle ferite della storia, di tutto.

Ma, al di là di ogni altra cosa, l’agnello è immagine dell’obbedienza, dell’innocenza, del candore della sofferenza. Un’immagine che contrasta nettamente col male, la cattiveria, il peccato. E si avvicina a quegli uomini che si stanno facendo battezzare, mischiandosi con loro. “Ecco l’angelo di Dio/ che toglie i peccati del mondo/ disse la ragazza slava/ venuta dallo sprofondo”, cantava De Gregori. Quel Gesù avanza tra la gente venuta dallo sprofondo. Non si è circondato (e fino alla croce!) di santoni ma di “puttane, spacciatori, il soldato che decapita il nemico...” (sempre De Gregori). Gesù avanza per immergersi in queste rive fangose e farsi battezzare anche lui. Dio lascia le sue impronte di zoccolo d’Agnello nella sabbia melmosa. C’è il senso del dramma nell’incrocio degli occhi di Giovanni con la figura di Gesù che confonde le orme.

Giovanni prosegue: “Egli è colui del quale ho detto: ‘Dopo di me viene un uomo che è avanti a me, perché era prima di me’”. Che contorsione di linguaggio! È una piroetta balbettante e arzigogolata, perché mistica. Giovanni evangelista dà voce a Giovanni battista in modo da perdersi in un gioco di parole tra prima e dopo, avanti e dietro. Il Battista viene prima di Gesù in senso temporale, ma è molto meno di lui, cioè viene dopo in senso morale. Giovanni lo capisce mentre segue i passi dell’agnello. La sua non è vista, ma visione. I piani si confondono. Giovanni afferma netto: “Io non lo conoscevo”. Come fa, dunque – se non lo conosceva – a parlare di lui? Questo è il punto: non c’è una conoscenza umana. Le parole del Battista sono frutto di un’altra conoscenza, non di notizie e informazioni. Si parla di una consapevolezza raggiunta per un’altra via: “Ho contemplato lo Spirito discendere come una colomba dal cielo e rimanere su di lui. Io non lo conoscevo, ma proprio colui che mi ha inviato a battezzare nell’acqua mi disse: ‘Colui sul quale vedrai discendere e rimanere lo Spirito, è lui che battezza nello Spirito Santo’”. Giovanni parla di una conoscenza diversa, di un germe di vita divina posto dentro di noi, e che fa riconoscere il Messia che viene non a passi tardi e lenti, ma con la velocità dell’intuizione di fede, dell’effusione dello spirito, potenza vitale di Dio. L’azione si ferma qui. Le luci restano accese. La missione di Gesù comincia. Le sue prime parole saranno: “Che cercate?”. Forse potremmo rispondere: “Insegnami le cose che ancora non so, non so... Insegnami ad andare dovunque sarai, sarò.../ Se mi riconoscerai, dovunque sarò sarai” (De Gregori).

*Direttore de “La Civiltà Cattolica”

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